The Wanderer - Donna Summer - 1980
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New
York, 1976. Donna Summer apre la finestra della stanza d'hotel
dove alloggia, situata all'undicesimo piano di un grattacielo. Guarda
giù, sta per saltare nel vuoto. Improvvisamente entra la cameriera
di servizio che si spaventa a morte nel vederla in bilico
sul
davanzale, ma ha la prontezza d'animo di parlarle con voce calma, e
la convince a scendere e chiudere la finestra. Per Donna è uno
shock, come rientrare improvvisamente in se stessa dopo un'esperienza
extracorporea. Sono anni intensi; lo stress, la solitudine, la
figlia
abbandonata ai nonni e il conflitto che si sta silenziosamente
portando dentro, tutto sembra ritorcerlesi contro proprio adesso che
è finalmente arrivato il tanto agognato successo. Per anni Donna non
accennerà mai (volotariamente) all'accaduto, solo una volta
passata
la disco fever troverà le parole per affrontare l'argomento e
raccontare la sua storia con tutte le sfaccettature del caso, incluse
le più drammatiche e inaspettate da parte di una diva del suo rango.
Una cosa è certa: etichettare Donna Summer unicamente come
Queen Of Disco può essere riduttivo. Certo, fu proprio una sua
canzone - di fatto - a rivelare al mondo il lato più spinto e
goliardico del movimento. E incidentalmente, quando la disco implose
col botto a cavallo tra il 79 e l'80, l'immagine e la carriera di
Donna Summer
rimasero come cristallizzate nel tempo. Tutto
quel che è seguito poi è stato per la maggior parte incapace di
attirare nuove attenzioni, e per l'immaginario popolare Donna è
rimasta per sempre la First Lady Of Love.
Ma la storia di Donna Summer è molto più intricata di quanto la sua luccicante immagine non lasciasse trapelare ai tempi. Dietro ai vestitini di paillettes indossati rigorosamente senza reggiseno, Donna è stata molto più di una semplice vocalist di bella presenza.
Personalità forte e determinata tanto quanto sfuggente e complessa,
fu una delle prime cantanti post-Elvis (e pre-Jackson) a doversi
giostrare un enorme successo di pubblico ottenuto mediante
un'immagine nella quale in realtà non si ritrovava per intero, con
tutte le
ritorsioni del caso. Molti tendono a dimenticare, per
esempio, che la tanto peccaminosa Queen Of Disco era in realtà una
madre assente, affetta da terribili sensi di colpa - già prima di
diventare famosa: aveva infatti lasciato la figlia Mimi alle cure dei
nonni per inseguire il
sogno di fare la cantante. Donna era anche
un'inguaribile romantica che fu eletta paladina del movimento in
assoluto più libertino del secolo scorso. Il conflitto con
l'educazione religiosa ricevuta sin da bambina finì col causarle un
sacco di turbe a livello personale (ma,
a onor del vero, in tempi
difficili, la fede fu anche il suo unico faro nel buio). Nessuno in
famiglia era contento del fatto che Donna fosse diventata famosa dopo
aver simulato 16 minuti di orgasmi sulla storica "Love To Love
You Baby", e su di lei la cosa pesava
alquanto, ma allo stesso
tempo i guadagni da capogiro ottenuti da quella stessa canzone furono
usati anche per sfamare la sua numerosa orda di fratelli e sorelle -
non tutto il male vien per nuocere, pare.
Insomma Donna è stata un ossimoro vivente, vittima di sé stessa e della sua voglia di successo tanto duramente perseguita quanto vissuta come un peccato, e certamente non esente dall'essere il bersaglio di percezioni mediatiche distorte ("ma mentre registravi 'Love
To
Love You Baby' ti... toccavi?" era la domanda che le veniva
spesso rivolta ai tempi). Sul palcoscenico quindi Donna Summer
sapeva trasformarsi in una leonessa, eppure allo stesso tempo, una
volta chiusa in camerino, si sentiva prigioniera della propria
immagine,
che riteneva troppo sensuale e provocante. All'apice del
successo, il divario tra l'immagine pubblica e la vera Donna si fece
talmente grande da sdoppiare progressivamente la sua
personalità,
fino a portarla all'abuso di psicofarmaci ed esaurimenti nervosi, e
di lì a breve al conseguente crollo della carriera e alla
dispendiosa causa giudiziaria contro la sua casa discografica, la
storica Casablanca Records.
Come ha fatto, dunque, Donna Summer ad andare avanti nel corso degli anni? Banalmente, grazie alla passione per la musica. La palpabile emozione che ha saputo infondere nelle sue canzoni si può apprezzare anche stando lontani dalle luci riflesse di una
mirror
ball. Le sue interpretazioni sono nate dal profondo, quasi fossero il
mezzo di fuga verso un mondo felice dove potersi eclissare dalla
follia che la circondava - follia che, croce e delizia, proveniva
proprio dal suo continuare a cantare. Ascoltando le sue ballate più
struggenti viene da pensare che forse è proprio Donna l'erede morale
di Barbra Streisand (non a caso le due registrarono assieme un duetto
di enorme successo). Non solo: Donna Summer è stata sempre
co-autrice dei propri brani, acuta osservatrice di sé stessa e con
un brillante orecchio per la melodia. E' anche grazie al suo lavoro
in sala d'incisione che diversi suoi dischi hanno saputo strabordare
oltre al semplice concetto di musica da ballo; ricchi e forbiti,
architettati come dei veri e propri concept, gli album degli anni
d'oro sono al
contempo il suo fulgido testamento personale e la punta
di diamante di un irripetibile spaccato di cultura popolare. Oggi
come allora, l'iridescente bellezza di quei lavori splende intatta
come non mai.
E
poi ricordiamolo (come se ce ne fosse ancora bisogno), alla fine è
pur sempre suo anche il pezzo che ha coniato l'electronic dance music
come la intendiamo comunemente oggi.
Source: biography.com
Singer-songwriter
Donna Summer, known as the "Queen of Disco," was
born on December 31, 1948, in Boston, Massachusetts. She died on May
17, 2012 at age 63, after a years-long battle with cancer.
Donna Summer was born Donna Adrian Gaines on December 31, 1948, in Boston, Massachusetts. Her father, Andrew Gaines, was a butcher and her mother, Mary Gaines, was a schoolteacher. From nearly the moment she learned how to talk, Donna sang
ceaselessly. "From the time
she was little, that's all she really did," her mother recalled.
"She literally lived to sing ... She used to go through the
house singing, singing. She sang for breakfast and for lunch and for
supper."
Summer's debut performance came one Sunday when she was 10 years old, when a singer scheduled to perform at her church did not show up. The priest, who knew from her parents
Summer's fondness for singing,
invited her to perform instead—expecting, at the least, an amusing
spectacle. But to everyone's surprise, the voice that bellowed out of
Donna Summer's tiny body that Sunday morning was
overwhelmingly powerful and beautiful.
"You couldn't see her if you were beyond the third row," her father remembered. "But you could hear her." Summer recalled, "I started crying, everybody else started crying. It was
quite an
amazing moment in my life & and at some point after I heard my
voice come out I felt like God said to me, 'Donna, you're going to be
very, very famous.' And I just knew from that day on I was going to
be famous."
Summer
attended Jeremiah E. Burke High School in Boston, where she starred
in the school musicals and was very popular. She was also something
of a troublemaker as a teenager, sneaking out to parties to
circumvent her parents' strictly enforced curfew. In
1967, at the age
of 18, only weeks before her high school graduation, Summer
auditioned for and was cast in a production of Hair: The American
Tribal Love-Rock Musical scheduled to run in Munich, Germany.
Overcoming her father's initial objections, she accepted the part
and
flew to Germany with her parents' reluctant approval. Summer learned
to speak fluent German within a few months, and after Hair finished
its run, she decided to remain in Munich, where she appeared in
several other musicals and worked in a recording studio singing
backup vocals and recording demo tapes.
In 1974, still in Munich, Summer recorded her first solo album, Lady of the Night, which scored a major European hit with the single "The Hostage" but failed to crack the American market.
That same year, Summer married German singer Helmuth Sommer. She adopted an anglicized version of his last name as her stage name, which she kept even after the couple divorced in 1976.
In 1975, Summer co-wrote and recorded a demo version of a seductive disco track called "Love to Love You Baby," initially intending it for another artist. Producers liked Summer's demo version so much that they decided to make it her song instead. The final version
released in the United States, an unprecedented 17
minutes long, featured Summer's tantalizingly soft vocals and sensual
moaning—sounds so suggestive, in fact, that many radio stations
initially refused to play the song. Nevertheless, the path-breaking
disco track
became an overnight sensation, skyrocketing to No. 2 on
the U.S. singles chart and serving as the titular track of her second
album. Building on the success of "Love to Love You Baby,"
Summer released two albums in 1976: A Love Trilogy and Four Seasons
of Love,
both of which were enormous successes. In 1977, Summer
released two more hit albums, I Remember Yesterday and Once Upon a
Time, and in 1978 her single "Last Dance" from the
soundtrack of Thank God It's Friday won the Academy Award for Best
Original Song.
Summer's 1978 live album, entitled Live and More, became her first to reach No. 1 on the Billboard album charts and likewise featured her first No. 1 single in "MacArthur Park." A year later, she achieved the biggest commercial success of her career with the album Bad
Girls, which instantly spawned two No. 1 singles, "Bad
Girls" and "Hot Stuff," making Summer the first female
artist to score three No. 1 songs in a single calendar year. As the
1970s gave way to the 1980s, Summer briefly abandoned disco to
release two R&B
albums: The Wanderer (1980) and Donna
Summer (1982). Returning to dance music in 1983, she scored her
biggest hit of the decade with "She Works Hard for the Money."
The title track, based on Summer's feelings upon encountering a
sleeping bathroom attendant at a restaurant, has become something of
a feminist anthem.
By the late 1980s, Summer's popularity began to wane and she achieved only one more Top 10 hit during the decade, 1989's "This Time I Know It's For Real" off the album Another Place in Time.
Summer released only two albums during the 1990s, Mistaken Identity (1991) and Christmas Songs (1994), neither of which made much of an impact. During these years, the multi-talented Summer also branched out into painting, holding several exhibitions per year
and enjoying both
critical acclaim and commercial success. She also became embroiled in
controversy during the early 1990s, when New York magazine reported
that Summer had made homophobic remarks and called the AIDS epidemic
punishment for the sins of
homosexuals. Summer vociferously denied
making any such comments and sued the magazine for libel. The case
was settled out of court. Summer released her first album in 14
years, Crayons, in 2008 to positive reviews and decent sales.
Known as the "Queen of Disco," Summer will be remembered as perhaps the greatest singer in disco history. But she was so much more: a vocalist of incredible range and power whose voice was equally at home in German-language show tunes, racy disco dance tracks and powerful gospel ballads.
Not
long before her death, Summer said that her foremost life aspiration
was not related her singing. "What I aspire to in my life,
truly, is to be loving," she said. "And I don't always
achieve that, but that's my aspiration."
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